Un torneo eccellente. Fatto di regolarità, concentrazione e attenzione. Taglio passato senza problemi, posizione sempre a ridosso dei migliori e un 31esimo posto nella classifica finale decisamente soddisfacente. Renato Paratore è soddisfatto e felice dell’esperienza appena conclusa a Winged Foot dove ha giocato il 120° Us Open dominato da Bryson De Chambeau. 

Dal  suo “Buen Retiro” di Dubai, ecco le impressioni del talento azzurro dopo una settimana di alta tensione golfistica: “E’ stata veramente una bella esperienza – è il primo commento di Renato – ma che fatica! Winged Foot è stato certamente il percorso più difficile dove abbiamo mai giocato. Fairway strettissimi, rough proibitivo, green veloci. Non c’era modo di allentare la tensione e abbassare la guardia. E’ stato un po’ come essere in una palestra di pugilato e allenarsi al punching ball: dopo ogni colpo sferrato devi stare attento a non essere colpito. E così è stato anche durante lo Us Open, mai abbassare la guardia”. 
Qualcuno però è riuscito ad andare sotto par durante i 4 giri
“Giocando di precisione e con regolarità il campo concedeva la possibilità di stare anche 4 o 5 colpi sotto. Paradossalmente con certe condizioni a Valderrama si fa più fatica a giocare sotto par. Qui però l’insidia era dietro ogni angolo. Appena sbagliavi erano guai grossi”. 
Quindi necessaria tanta concentrazione?
“Occorre averne il doppio rispetto a un torneo normale. Non è consentito rilassarsi, perché a Winged Foot non ci sono buche di riposo! Il problema sta proprio li. Finisci in rough di un metro o manchi il green dalla parte sbagliata e fai doppio bogey”.
Come giudichi il tuo risultato?
“Decisamente positivo. Ho cercato di essere il più possibile regolare e ho affrontato con rispetto il campo. Non sono mai stati particolarmente in difficoltà. Forse solo il venerdì quando ho iniziato con 2 bogey che potevano stendermi. Invece ho reagito con il birdie alla 3 e mi sono rasserenato”.
Difficile anche scegliere la strategia di gioco.
“Si, perché non sai mai bene se puoi attaccare o se devi giocare in difesa. E’ questo che rende ancora più tosto il percorso. A volte ti invoglia a provarci e poi ti induce all’errore. Davvero una bella sfida”.
Come è l’atmosfera che si vive in un Major?
“Purtroppo in questa occasione molto diversa rispetto al normale. L’assenza del pubblico ha reso tutto un po’ surreale ma la bellezza del campo, la club house imponente, le strutture e la perfetta organizzazione sono super. Mi piace tantissimo giocare in questi campi lunghi e difficili e in questi contesti dove ti senti dentro la storia del golf”. 
Alla fine, come sempre, ha vinto il più forte.
“Bryson se l’è meritata. Sabato sera è rimasto a praticare fino alle otto di sera, ero li e a vederlo. Ha messo su chili e muscoli, è potente ma con il putter e negli approcci fa magie non bisogna dimenticarselo. Certo tirando così lungo fa davvero la differenza”.
Il percorso era fatto su misura per il suo nuovo tipo di gioco.
“Eh si perché qui non ci sono ostacoli particolari e aree di penalità. Quindi anche se non sei precisissimo dal tee la palla la trovi quasi sempre. E allora è peggio giocare da 180 metri un colpo dal primo taglio di rough che tirare il secondo al green da 100 metri anche se sei finito 20 metri a destra o a sinistra. Direi che questo percorso era perfetto per De Chambeau”.
Hai avuto modo di vederlo da vicino?
“Si, ho praticato al suo fianco il primo giorno. Davvero impressionante come riesca a tirare fuori uno swing così efficace da quel fisico mastodontico. Però, come ho detto, bisogna fargli i complimenti perché non è solo potenza e lunghezza ha anche tanta precisione e controllo”.
Prossimi impegni?
“Resto fermo una settimana e poi tornerà a giocare allo Scottish Open. Si gioca al Renaissance, un altro campo bellissimo, vicino al mare. Molto diverso da Winged Foot ma altrettanto interessante da affrontare”.
In bocca al lupo Renato e avanti cosi!

Maurizio Trezzi

Giornalista professionista, esperto e docente di comunicazione, racconta i tornei più belli e avvincenti del mondo su GolfTV e scrive per Golf & Turismo e Professione Golf Club. Per Eurosport, in 25 anni, ha raccontato quattro Olimpiadi invernali e due estive oltre a svariate edizioni di Mondiali ed Europei di atletica leggera.
Da oltre dieci anni insegna comunicazione pubblica alla Iulm di Milano.