Nessuna variazione di data per il 77° Open d’Italia, ma esistono altri punti interrogativi (Montepremi e sede). Se la sfida 2020 tra Usa ed Europa dovesse slittare al 2021, in Italia si giocherà nel 2023: una decisione sarà presa entro giugno.

Il coronavirus non concede sconti a nessuno, sport compreso. In mezzo a tante incertezze, anche il golf si trova alle prese con una stagione da ridisegnare e calendari da rifare (sempre con tanti punti interrogativi). Nei giorni scorsi si è parlato insistentemente di un probabile posticipo al 2021 della Ryder Cup, in programma dal 25 al 27 settembre sul percorso di Whistling Straits, nel Wisconsin, una decisione questa che farebbe slittare l’edizione romana al 2023. A tale riguardo, però, va detto che non c’è niente di ufficiale: «Tutto rinviato a maggio o giugno – ha detto Montali, direttore della Ryder italiana -, solo allora si saprà di un eventuale rinvio. In ogni caso, se si giocherà, non sarà a porte chiuse». Ricordiamo che nella storia della Ryder Cup c’è già stato uno spostamento di data: è successo nel 2001, dopo l’attentato dell’11 settembre (si giocò nel 2002, 27-29 settembre). 
In mezzo a tante incertezze, parzialmente in sospeso c’è anche il 77° Open d’Italia: di sicuro abbiamo la data (8-11 ottobre), mentre una decisione per la sede sarà presa nei prossimi giorni, anche se per dovere di cronaca va detto che un’Olgiata-bis rimane la soluzione più logica con una eventuale alternativa da valutare.
Il vero problema, però, è un altro ed è sotto gli occhi di tutti: visto che in quel periodo, causa spostamenti di gare e un calendario che si è fatto molto fitto, quanti big saranno veramente disposti a venire a giocare in Italia? È chiaro che senza grandi nomi il vero tema è un altro, a cominciare dal montepremi di 7 milioni che non avrebbe più senso per un Open in tono minore come adesioni. Da qui potrebbe nascere l’idea di un Open 2020 da ripensare in piccolo, un’alternativa che potrebbe prendere corpo valutando un montepremi ridotto, ingresso gratuito e, perché no, varare anche un progetto a favore dei circoli e di tutto il movimento. Domanda: ma l’Italia non è obbligata a fare un Open da 7 milioni con ingresso a pagamento? Sì, è vero, ma davanti ad una emergenza mondiale tutto è ormai possibile e Franco Chimenti ha già dimostrato più volte di essere molto abile a destreggiarsi nei meandri dell’impossibile.

Affrontati i problemi di casa nostra, ricordiamo che il 149° Open Championship, un torneo che sta al golf come Wimbledon al tennis, vinto due anni fa da Francesco Molinari, è stato definitivamente cancellato. Si sarebbe dovuto giocare dal 16 al 19 luglio, ma l’appuntamento è slittato al 15-18 luglio 2021, con l’edizione n. 150 in calendario dal 14 al 17 luglio 2022.
Riprogrammati anche gli altri tre major stagionali, con inevitabili ripercussioni sul calendario internazionale: l’US PGA Championship, è slittato dal 14 al 17 maggio al 6-9 agosto sempre al TPC Harding Park di San Francisco, in California. L’US Open (data originaria 18-21 giugno)  sara disputato dal 17 al 20 settembre sul percorso del Winged Foot Golf Club a Mamaroneck, nello stato di New York, mentre l’insolito trittico si chiuderà con il Masters in calendario dal 12 al 15 novembre sullo storico percorso dell’Augusta National Golf Club, dove avrebbe dovuto disputarsi dal 9 al 12 aprile. 
Tutte queste nuove date, fatta eccezione per l’Open Championship, ormai definitivamente annullato, sono ovviamente subordinate all’evolversi della pandemia.

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