Francesco Laporta e Andrea Pavan con Rogato e Zonchello da una parte; Francesco Molinari e l’affluenza di spettatori dall’altra sono gli aspetti positivi e negativi di un Open d’Italia che pare sia piaciuto solo alla Federazione. Alla fine ha vinto l’austriaco Bernd Wiesberger, quindi evviva Wiesberger. Per chi invece si aspettava di vedere Francesco Molinari grande protagonista, l’uscita al taglio è stata una mazzata, quasi a voler evidenziare che venerdì, a Roma, si stava già per materializzarsi un flop annunciato.
Un fallimento non tecnico, sia chiaro (bravi Laporta e Pavan a tenere in alto il nome dell’Italia fino all’ultimo giro), ma il flop cui facciamo riferimento è legato soprattutto all’interesse mediatico (vedi giornali, Gazzetta dello Sport su tutti) e alle presenze di spettatori. Il dato ufficiale (gonfiato?) dell’Ufficio Stampa, riferito alle quattro giornate di gara, è stato di 29mila presenze contro le 73mila dell’edizione 2017 (Golf Milano) e le 34mila del 2018 (Gardagolf).
Chi ha seguito l’evento davanti alla televisione ha potuto notare i desolanti vuoti sul percorso e sugli spalti allestiti su uno dei campi più belli d’Italia e, visto che le immagini hanno fatto il giro del mondo, tutto questo non è certo stato un bello spettacolo. Sull’argomento i social si sono inevitabilmente scatenati lanciando accuse a destra e a manca e accusando i vertici della Federazione di incompetenza. Sotto accusa anche l’Ufficio Stampa che, secondo molti appassionati di golf, non è risultato all’altezza dell’evento. Perfino il fotografo principe del golf, Claudio Scaccini, intervenendo nel dibattito su facebook ha pubblicato un post al “veleno” (“guarda i comunicati stampa, riescono ad inviare anche foto sfuocate e con tagli che solo pochi useranno”).
Quando in tempi non sospetti “ilgolfonline” avanzò perplessità sul lavoro dell’Ufficio Stampa della Federgolf, attenta solo alle grandi testate che oggi, guarda caso, gli hanno voltato le spalle, nei nostri confronti si scatenò il putiferio e a scendere in campo fu nientemeno che il presidente Chimenti che arrivò perfino a boicottarci. Come vedete siamo sopravvissuti alle minacce e alle ritorsioni, mentre la Federazione e gran parte dei suoi illuminati dirigenti sono finiti nuovamente sotto accusa.
Un Open che ha scontentato la parte più importante del golf Italiano (Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna), nella logica delle cose dovrebbe fare riflettere, ma se il numero uno della Federgolf sostiene che “Il 76° Open d’Italia è stato uno spettacolo indimenticabile grazie allo spettacolo rappresentato dal grandissimo pubblico di Roma….”, beh allora nessuno si lamenti se i golfisti italiani da tastiera si lasciano andare a considerazioni negative.

Barbara Zonchello e Alessandro Rogato

In mezzo a un mare di critiche, un applauso, però, lo vogliamo fare ad Alessandro Rogato e Barbara Zonchello, due persone ch amano lavorare lontano dai riflettori e che a livello organizzativo non hanno sbagliato nulla. Se poi il pubblico non ha risposto secondo le attese, questo non è certo una colpa da imputare a loro. Di chi sono allora le responsabilità? I fatti parlano chiaro: la Federazione vive ormai sul binomio Chimenti-Montali, con una serie di consiglieri definiti yes man pronti però a criticare solo quando sono lontani dal Palazzo e in presenza di amici stretti, anche perché opporsi in consiglio equivarrebbe a perdere la poltrona. Ma a loro va bene così, quindi avanti di questo passo a rimetterci sono sempre i soliti golfisti praticanti, quelli che accettano la tessera federale a 100 euro e che spendono soldi veri per mantenere una Federazione che, prima o poi, dovrà rendere conto del suo operato.
Dimenticavamo: il 77° Open d’Italia potrebbe giocarsi ancora all’Olgiata Golf Club di Roma. La proposta è arrivata dal presidente Franco Chimenti durante l’incoronazione dell’austriaco Bernd Wiesberger. Secondo voi cosa deciderà il consiglio?
Contenti loro.

CLASSIFICA FINALE