“Il golf italiano gode di ottima salute e il prossimo anno sarà ancora più decisivo per il movimento”. Correva l’anno 2014 quando il presidente Franco Chimenti pronunciò queste parole che, purtroppo, non hanno poi trovato conferma nei fatti. Dai 91.713 tesserati di quell’anno, infatti, a dicembre dell’anno successivo le tessere scesero a 90.027 e il trend non è cambiato nemmeno nel 2016 (90.259) e nel 2017 (90.173), vale a dire in piena euforia per l’assegnazione della Ryder Cup.
Se da un lato Chimenti si è sempre professato fiducioso circa un boom del golf italiano, più realistico, invece, si è dimostrato il suo braccio destro e numero due della Fig Gian Paolo Montali, che proprio in occasione dell’ultimo Open d’Italia giocato in Lombardia, ha delineato il suo scenario: “Bisogna allargare la base; dobbiamo andare nelle scuole, nei circoli, avvicinare le donne. Dobbiamo arrivare a 118mila tesserati nel 2027, quando si esaurirà il progetto Ryder Cup in Italia. Oggi siamo a circa 90mila e dobbiamo mantenere questi tesserati anche per l’anno 2018”. 

Parole sante visto che al 31 dicembre i tesserati sono stati 91.165, vale a dire 992 in più rispetto all’anno precedente. Fatti i conti, dunque, Montali non può che essere soddisfatto del dato ufficiale pubblicato sul sito della Federgolf, ma francamente non riusciamo a capire come si possa essere contenti di una situazione come questa. Se poi è corretto pensare di arrivare a 188mila nel 2027, significa che nei prossimi nove anni i tesserati in Italia dovrebbero aumentare di circa tremila unità ogni dodici mesi. Grande operazione di marketing in rapporto a quello che alla fine costerà (prima e dopo) l’evento Ryder del 2022? Lasciamo a voi ogni commento.
Per quanto ci riguarda, invece, analizziamo brevemente l’ultimo dato ufficiale dei 91.165 tesserati, che con 24.035 (incremento di 381 tessere) fanno della Lombardia la prima regione d’Italia. In seconda posizione, staccassimo (13.088 con una perdita di 343 unità), troviamo il Piemonte e al terzo posto il Veneto con 11.720 (meno 460 rispetto al 2017). Considerati gli altri piccoli cali registrati in Toscana (meno 226), Trentino (meno 103), Valle d’Aosta (meno 78) e Sicilia (meno 17), a evitare una grave perdita ci hanno pensato regioni dove, a parte il Lazio e la Liguria, il golf non ha mai avuto radici solide.
Un dato importante, però, va portato alla ribalta e riguarda quello legato ai giovani: a fronte di un incremento totale di 992 unità, l’aumento dei tesserati junior nel 2018 è stato di 2.451 unità (da 8.564 a 11.015), il che lascia ben sperare per il futuro.
E a proposito di numeri, ricordiamo anche che dopo i record di affluenze di pubblico  registrati al Golf Milano e a Gardagolf, il prossimo Open d’Italia si giocherà dal 10 al 13 ottobre all’Olgiata Golf Club di Roma, in una regione che ha chiuso il 2018 con 8.951 tesserati (quarta regione prima dell’Emilia che di golfisti ne ha 8.309). Se la decisione è stata presa per promuovere il golf dove fatica a decollare, diciamo che migliore scelta non poteva essere fatta.

Maurizio Bucarelli

DUE ANNI A CONFRONTO