Sembra lontana, ma è molto vicina. Almeno dal punto di vista organizzativo, la Ryder Cup del 2022, quella che si disputerà in Italia, al Marco Simone, oggi più che mai necessita di segnali forti.
Negli obiettivi della Federazione, dichiarati all’indomani dell’assegnazione dell’evento, la FIG si è aggrappata ad un punto fermo (è scritto sul sito della Federgolf): la Ryder deve servire per trasformare il golf in Italia fino ad arrivare ad una maggiore diffusione della disciplina, ovvero coinvolgendo più persone che devono diventare la prossima generazione di grandi talenti.
Premesso che più che futuri talenti noi ci accontenteremmo di vedere all’opera più praticanti, dopo tre anni dall’investitura dell’Italia (14 dicembre 2015), l’aumento dei tesserati è da fare cadere le braccia. E siamo molto curiosi di conoscere il dato ufficiale del 2018, anno che ha segnato l’aumento del costo della tessera del 33% (da 75 a 100 euro).
Dopo i ripetuti eventi di piazza promossi a sostegno della Ryder Cup italiana, organizzati nel tentativo di catturare più neofiti possibili, oggi ad essere contenti sono solo quelli della Federazione: i golfisti praticanti hanno pubblicamente criticato le iniziative; i circoli hanno contestato silenziosamente, guardandosene bene di farlo sapere ai diretti interessati, mentre giornali e televisioni continuano ad ignorare sistematicamente il golf.
E il punto sta proprio qui: come si fa a divulgare uno sport se chi può effettivamente fare da cassa di risonanza se ne infischia? In Italia il golf vanta due riviste specializzate (mensili) che leggono solo i praticanti, stesso discorso per siti internet e Tv, mentre i quotidiani nazionali, ma soprattutto quelli locali che potrebbero raggiungere la base, non fanno altro che considerare questa nostra disciplina non meritevole di spazio. Solo i giornali sportivi si lasciano andare davanti ad un grande risultato (vedi Molinari) ma, passato il momento, si ricade subito nel silenzio più assoluto. Eppure certe testate e alcuni giornalisti, continuano a godere della simpatia di Chimenti e del suo ufficio stampa…
Poi ci sono casi eclatanti, come ad esempio quello de “ilfattoquotidiano” che parla di golf solo se c’è da muovere pesanti critiche (guardare l’ultimo esempio). E la Federazione, per combattere questo dato negativo, cosa fa? Niente. O meglio, si limita alle sue iniziative all’interno di un bacino d’utenza inesistenze. dimenticando sistematicamente quelli che, invece, potrebbero veramente fare promozione: i circoli.
In attesa di vedere se nel 2019 cambierà qualcosa, per il momento prendiamo atto dell’ultima notizia apparsa sul sito ufficiale della Federgolf dove si legge: “Una prima volta storica per la Federazione Italiana Golf che ha incontrato in Vaticano esponenti del Pontificio Consiglio della Cultura, il Dicastero della Santa Sede incaricato della cultura e dello sport. La delegazione della FIG, rappresentata da Gian Paolo Montali, Direttore Generale del Progetto Ryder Cup 2022, è stata accolta dal Cardinale Gianfranco Ravasi, Presidente del Dicastero della Curia Romana, accompagnato dai Monsignori Paul Tighe e Melchor Sánchez de Toca, rispettivamente Segretario e Sottosegretario del Pontificio Consiglio della Cultura. Un appuntamento fondamentale per la FIG anche in vista dell’edizione italiana della Ryder Cup che nel 2022 si giocherà sul green del Marco Simone Golf & Country Club di Guidonia Montecelio (Roma). Al centro del dibattito le iniziative intraprese dalla Federazione guidata dal Presidente Franco Chimenti verso la sfida tra Usa ed Europa. E quindi sport, integrazione, inclusione sociale, rispetto delle regole e dell’avversario. I punti cardine del Progetto Ryder Cup 2022 hanno riscontrato l’apprezzamento del Pontificio Consiglio della Cultura…”.
Contenti loro.

Maurizio Bucarelli