Stimo e ammiro Franco Chimenti. Lo ammiro perché è un innamorato del golf e per questo sport farebbe qualsiasi cosa. L’ha dimostrato negli anni e lo sta dimostrando in questi ultimi mesi, lottando contro tutto e tutti per riuscire ad ottenere quello che in realtà ha già ottenuto: la Ryder Cup del 2022 in Italia. L’assegnazione di questo importante evento è stata una vittoria storica che molti fanno ancora finta di non capire. Se facciamo un paragone con il calcio, è come se la Repubblica di San Marino si aggiudicasse il Campionato del Mondo. Impossibile, ma la Ryder Cup in Italia, ormai, non è più una cosa impossibile. Anzi, è un fatto certo che adesso va solo perfezionato.
Dopo questa premessa, vorrei dire che sullo slancio del successo “politico sportivo” ottenuto, ora la Federazione Golf e il suo presidente dovrebbero iniziare a sistemare alcune cose, a cominciare dalla comunicazione che sembra non essere solo il tallone d’Achille della struttura di viale Tiziano a Roma, ma anche un problema serio che ogni tanto fa perdere le staffe a Chimenti. E francamente un uomo brillante come il presidente, cui farei un monumento, non dovrebbe lasciarsi andare a certe esternazioni.
Un esempio lo abbiamo avuto al Marco Simone, nel corso di un incontro tra il presidente e i giornalisti golfisti: in quell’occasione il numero uno del golf italiano si è verbalmente scagliato contro la collega Isabella Calogero (assente), colpevole di avere scritto sul numero di marzo 2017 della rivista Golf & Turismo un articolo che al “Palazzo” non è piaciuto. Quello che non capisco, però, è perché Chimenti se la sia presa solo con la Calogero e non, ad esempio, anche con Filippo Motta autore, anche lui, di un articolo pepato sullo stesso numero di marzo di Golf & Turismo.
Motta, consigliere Fig per cinque anni fino al 2006, ha ricoperto nello stesso periodo anche la carica di presidente del Comitato Regole e Campionati e oggi sul mensile diretto da Fulvio Golob firma la rubrica dal titolo “Tra le righe”. Cosa ha scritto Motta? Ha iniziato il suo articolo parlando di “…mancanza di comunicazione degli organi preposti”, ha ricordato “…il buco finanziario dell’Open 2016, che secondo i bene informati raggiunge cifre davvero importanti e i tagli sulle spese correnti vanno a colpire il core businnes federale, l’attività agonistica dilettantistica…”. Motta ha anche scritto dell’altro che non spetta certo a me riportare, anche se voglio fare presente che tra i due, la Calogero è quella che ha fatto la parte della chierichetta. Peccato però che i fulmini e le saette sono poi arrivate solo a lei.
Adesso mi chiedo, e lo chiedo anche a Claudia Coletta, giornalista professionista e responsabile comunicazione della Federazione: in un momento in cui bisognerebbe creare sistema fra tutte le componenti del mondo del golf, era proprio necessario accendere una polemica così aspra e difficile da controllare? Quando Carlo Tavecchio fu nominato per la prima volta presidente della Fig, le sue uscite pubbliche sconvolsero il mondo del calcio e solo il suo addetto stampa Roberto Coramusi (giornalista golfista) sa quanto ha dovuto faticare per uscire da una situazione che stava diventando molto pericolosa.
Chimenti è un uomo di sport navigato ed è troppo intelligente per non capire l’importanza che riveste la comunicazione, quindi facciamo fatica a capire quale differenza possa esistere tra gli articoli scritti su Golf & Turismo da Isabella Calogero (pagina 54) e Filippo Motta (pagina 22), salvo che sotto non ci sia dell’altro e allora, in questo caso, sarebbe meglio che qualcuno lo spiegasse. Senza però arrivare alle offese.

Maurizio Bucarelli