Quello che si gioca a Gardagolf (31 maggio – 3 giugno) non è semplicemente il 75° Open d’Italia. È qualcosa di più, perché  sul percorso rivisto e corretto, dove si sono già disputati due Open (1997 e 2003), in ballo non c’è solo un montepremi stratosferico (7 milioni di dollari), ma anche il futuro e la credibilità del golf italiano.
Ci stiamo avvicinando a grandi passi verso la Ryder Cup romana del 2022 e il nostro movimento ha più che mai bisogno di crescere per non trovarsi a disagio al cospetto di chi ha voluto dare fiducia alla Federazione Italiana, ma soprattutto a chi ha creduto nel progetto del presidente Franco Chimenti, che più di ogni altro ha voluto portare la Ryder nel nostro Paese, vale a dire in una Nazione non certo di tradizione golfistica. Ma l’Italia sportiva, si sa, è abituata alle grandi sfide, quindi lungi da noi fare previsioni su cosa potrà accadere da qui al 2022.
Certo è che l’Open di Gardagolf è un test molto importante, soprattutto dopo le tre edizioni disputate a Monza dove si è registrato, anno dopo anno, un record di pubblico in crescendo, fino ad arrivare alle 75mila presenze dello scorso anno.
Se da un lato questi numeri dobbiamo scordarceli (lo stesso Montali, nel giorno della presentazione, ha gettato acqua sul fuoco: “Non faremo il record di affluenza come l’anno scorso,  ma sarà un nuovo inizio per preparare un progetto fondato sulla spettacolarità e rendere tutto ancora più fruibile”), dall’altro l’indotto Open ha però già iniziato a portare qualche beneficio, a cominciare dall’interessamento della Rai che per quattro giorni ci farà vedere un’ora di golf in chiaro. Come dire che anche il monopolio del piccolo schermo, fino ad oggi nelle mani di Sky, è in un certo senso finito. Per farlo finire del tutto (il monopolio), bisogna però fare ancora molta strada, ma soprattutto servono numeri importanti in termini di tesserati e di partecipazione di pubblico a questi eventi. A tale proposito una domanda me la faccio: perché in occasione dei quattro giorni di Open non si sospendono le gare di circolo? Non potrebbe essere un motivo per convogliare gli appassionati verso quello che di regola dovrebbe essere l’evento più importante del golf italiano?
Prima di chiudere, vorrei tornare brevemente alla presentazione ufficiale del 75° Open d’Italia per sottolineare un altro aspetto positivo emerso durante la conferenza stampa: il neo presidente della Regione, Attilio Fontana, si è manifestato un grande appassionato e giocatore di golf e nel suo intervento ha sottolineato come sia importante iniziare a parlare di golf abbinato al turismo. Musica per le nostre orecchie visto che da anni scriviamo che l’Italia non fa nulla o quasi per incentivare i golfisti di tutto il mondo a provare una “vacanza-gioco dalle nostre parti”.
E adesso sotto con l’Open, nella speranza che Francesco Molinari ci faccia passare ancora giorni memorabili.

Maurizio Bucarelli