Professionista dal 2014, il giocatore cresciuto al Golf Le Betulle di Biella gareggia sul circuito Alps Tour (da domani, giovedì 22 al 25 giugno sarà impegnato nell’Open International de la Mirabelle d’Or di La Grande aux Ormes a Marly, in Francia) e fa parte della lista dei probabili olimpici.

È nato a Biella il 1° marzo del 1993; cresciuto nel Golf Club “Le Betulle” di Biella, il 10 gennaio del 2014 è diventato professionista e oggi gareggia su l’Alps Tour (dal 22 al 25 giugno sarà impegnato nell’Open International de la Mirabelle d’Or di La Grande aux Ormes a Marly (Francia).
Stiamo parlando di Corrado De Stefani, promettente golfista fin dalla giovane età (vittorie importanti tra gli Under 16 e Under 18), che nel 2008 è stato anche insignito dal Coni del premio “Talento dell’anno”. Oggi De Stefani è inserito nella lista dei “Probabili Olimpici” per Tokyo 2020 e le sue aspettative sono tante.
Corrado, com’è iniziata questa passione per il golf e chi te l’ha trasmessa?
“Ho iniziato a sette anni, seguendo i miei genitori. Vicino a casa mia c’è un piccolo campo da golf, dove mamma e papa andavano ad allenarsi e così ho deciso di condividere con loro questa passione. Da quel momento ho continuato a praticare e, cosa molto importante, non ho mai smesso di divertimi”.
Quanto ha influito il supporto della famiglia nel tuo percorso?
“La mia è una super famiglia: mi aiutano sotto tutti i punti di vista e mi supportano molto. Hanno sempre guardato prima ai lati positivi delle cose e mi hanno insegnato a fare lo stesso anche nelle gare. Non perdere la passione per il golf, infatti, mi aiuta ad analizzare in modo sereno, e al contempo oggettivo, quello che a volte non è andato come speravo”.
Come hai fatto, da amatore, a conciliare lo studio, gli allenamenti e le gare in giro per l’Italia e l’Europa?
“Fare tutto insieme non è mai stato un grosso problema: non sono un secchione, tantomeno un genio, ma sono sempre andato abbastanza bene a scuola e i professori si sono sempre dimostrati elastici sui miei orari e i miei impegni. Quando poi negli ultimi anni delle superiori, il gioco, sia a scuola sia sul green, si è fatto più impegnativo, mi sono divertito maggiormente, prendendola proprio come una sfida da vincere”.
Nel 2008 il Coni ti ha assegnato il premio “Talento dell’anno”: che sensazioni hai provato in quell’occasione?
“È stata una cosa incredibile: ero piccolo, quindi poco cosciente di quanto stesse realmente accadendo. Il premio è stato il coronamento della mia miglior stagione fino a ora disputata: avevo 15 anni e sono arrivato terzo ai campionati italiani assoluti e quinto agli Internazionali assoluti d’Italia; non credo che nessun altro, a quell’età, sia riuscito a compiere la stessa impresa. Per questo motivo la mia emozione per i risultati ottenuti e riconosciuti è stata molto forte”.
Come hai fatto a diventare professionista?
“Sono diventato “pro” conquistando l’accesso sul campo: nel 2013 ho acquisito una categoria di gioco valida per l’Alps Tour e di li è iniziata questa tappa della mia carriera. Anche questa è stata una grande emozione: è stato il raggiungimento di un obiettivo, ma allo stesso tempo un punto di partenza per una nuova e più complessa sfida”.
Ora gareggi nel circuito internazionale dell’Alps Tour: come ti trovi e quali sono stati fino ad oggi I tuoi successi più significativi?
“Quando iniziai nell’Alps Tour ero letteralmente elettrizzato dall’idea di essere un professionista, e ancora oggi, all’inizio di ogni open, amo provare quelle sensazioni. Anche se non sempre i miei risultati sono ottimi, ho imparato tantissimo in questi anni, confrontandomi con grandi golfisti e prendendo ogni gara come una nuova sfida. Non ho ancora vinto in questo circuito, ma in alcune occasioni mi ci sono avvicinato molto; sicuramente non è facile ottenere successi, in quanto il livello di gioco richiesto è sempre maggiore, ma sto lavorando con impegno e molta dedizione per arrivare il prima possibile a gioie più grandi”.
E per il future quali sono i tuoi progetti?
“Difficile prevedere il future. I progetti che ho in mente sono tanti: sicuramente il mio obiettivo primario è quello di migliorare il gioco e riuscire ad accedere a tour sempre più importanti e competitivi, per sfidare i migliori professionisti al mondo. Ma, come chiunque mastichi di golf, so anche che questo gioco è talmente pieno di variabili che non escludo nulla per il mio futuro. Per ora cerco di rimanere con i piedi per terra, lavorando ogni giorno in modo serio e metodico per migliorare. Essendo un positivo di natura, ho tanti interessi e voglia di scoprire, quindi, in un futuro non escludo di riuscire ad ampliare i miei orizzonti in contesti diversi”.
Quanto incidono i viaggi e le trasferte sulla tua preparazione?
“Sicuramente a casa, nella tranquillità che la mia famiglia e il mio golf club riescono a crearmi intorno, mi alleno meglio, ma viaggiare e vivere spesso lontano da Biella non mi pesa molto. O meglio, non mi affatica a livello di preparazione, anche perché è soprattutto in gara che si migliora; fisicamente e mentalmente spostarsi da un Open a un altro è molto stressante e si è privati delle persone cui più si tiene. Quando sono via mi manca la famiglia, soprattutto gli amici con cui sono cresciuto: riesco a sentirli spesso, ma non è la stessa cosa. Si tratta comunque di sacrifici che si fanno volentieri, per amore del golf”.
Quali sono i colleghi con cui hai legato di più?
“Difficile rispondere. Ho creato dei bei rapporti con diversi colleghi, oserei dire tanti, ma poi ho anche un gruppetto di amici con i quali sono molto unito: ne fanno parte Leonardo Motta, mio compagno di trasferte sin dai tempi delle gare “amateur” e mio compaesano, Alberto Campanile e Michele Ortolani. Oltre a viaggiare insieme, ci confrontiamo e ci facciamo forza a vicenda durante i tour più difficili. Inoltre ho creato un bel rapporto con tutti gli allenatori che mi hanno seguito: Maurizio Guerisoli e Giorgio De Pieri sono ormai amici, ma anche con gli staff di Alberto Binaghi e Massimo Scarpa sono sempre riuscito a creare un rapporto personale, oltre che di lavoro”.
Sei nella selezione nazionale professionisti da tre anni e sei stato inserito nella lista dei “Probabili olimpici” per Tokyo 2020. Come ti stai preparando in vista di questa grande competizione e quante probabilità hai di essere convocato?
“Sono molto contento della fiducia che il settore tecnico della nazionale mi sta dando: fare parte di questa selezione mi da una grande carica ed è per me di stimolo continuo per lavorare con impegno nel migliorarmi ogni giorno. Poi siamo sinceri: i miei colleghi e compagni di nazionale sono tutti forti, quindi continuare con loro significa dovere sempre dare il meglio di me stesso. Le Olimpiadi, poi, sarebbero un sogno: seppur io ritenga il golf un gioco molto diverso rispetto agli altri sport olimpici, sicuramente ce la metterò tutta per giocarmi la possibilità di staccare il biglietto per Tokyo 2020. Chi è stato a Rio 2016, mi ha raccontato di esperienze pazzesche, in un clima fantastico e con la possibilità di confrontarsi con grandissimi atleti. La concorrenza sarà elevatissima e non sarà affatto facile parteciparvi, ma non sono uno che si arrende alle prime difficoltà”.
E il Corrado fuori dal green com’è?
“Esattamente come in campo: mi reputo una persona sincera e diretta, abbastanza timida, ma al tempo stesso molto curiosa. Mi piace scoprire nuove cose e imparare: come in campo osservo attentamente i miei colleghi per capire meglio le interpretazioni che danno alle varie situazioni; anche fuori dal campo mi piace fare domande e capire le novità, dal mondo digitale/social a tutto il resto”.
Oltre al golf che passioni coltivi?
“Come ho detto sono una persona molto curiosa, anche se il tempo che dedico al golf è tanto. Questo gioco cattura quasi tutte le mie attenzioni ed energie, fisiche e mentali. In ogni caso, come ogni buon atleta, sono un appassionato di sport in generale e di basket in particolare: quando sono a casa cerco di non perdere nessuna partita dell’Angelico (squadra di Biella, ndr.) e poi, quando gli orari sono compatibili con i miei ritmi, guardo con passione in tv l’NBA. Da buon italiano seguo anche il calcio e la Formula1, ma la cosa che prediligo è spendere il mio tempo libero con gli amici, quelli con cui sono cresciuto e con cui condivido gli interessi maggiori. Se poi, tra tutti questi impegni rimane ancora del tempo libero, allora mi piace vedere qualche bel film o serie tv o, per rilassarmi, leggere un buon libro”.